La traduzione dell’Ave Maria

«Benedetto il frutto del tuo grembo», traduce la Cei, e nell’Ave Maria si continua a dire «del tuo seno»: non era più preciso e chiaro il latino «ventre»?   Antonio M. – Vittorio V.

Nella traduzione ci si trova tra due esigenze spesso opposte: da una parte va ricercata la maggiore fedeltà possibile al senso delle parole originali del testo sacro (in ebraico per l’AT e in greco per il NT), dall’altra c’è l’esigenza intrinseca a questa Parola di risultare comprensibili alle persone di oggi alle quali è diretta; se in una traduzione si vogliono tenere insieme entrambe le finalità (come per esempio in quella della Cei, utilizzata per il Lezionario destinato alla proclamazione nella liturgia), occorre cercare una via di mezzo, non sempre pienamente soddisfacente.
Per quanto riguarda il caso dell’Ave Maria: la parola greca koilìa ha il significato base di “cavità” e, a seconda dei contesti, può indicare “ventre / addome / grembo”, o più genericamente “viscere / seno”, nel senso dell’intimo dell’uomo (cfr. Gv 7,38).
Per una donna incinta (cfr. Lc 1,41-42) “grembo” mi pare tutto sommato una buona soluzione.

[Famiglia Cristiana del 06/05/2012]

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