Perché Gesù loda un disonesto? (cf. Lc 16,1-13)

Non capisco la parabola dell’amministratore disonesto (Lc 16,1-13), lodato da Gesù. Oggi verrebbe denunciato.   Giulio M.

Per interpretare bene la parabola bisogna concentrarsi su un solo aspetto, e in questo caso non è quello dell’onestà/disonestà dell’amministratore (o della ricchezza in sé; questi elementi sono secondari, funzionali rispetto al centro del racconto), ma quello della sua scaltrezza.
Messo di fronte a una situazione di emergenza (il licenziamento), egli non ha atteso passivamente l’irreparabile: si è messo a cercare una soluzione e, appena intravista quella “giusta”, l’ha messa in atto risolutamente.
Gesù diceva queste cose ad ascoltatori che magari avevano intuito di trovarsi, con lui, dinanzi a un’ora grave della storia, a un appuntamento decisivo con la volontà di Dio, ma non sapevano decidersi: preferivano tenere il piede in due staffe o – come dice Gesù – «servire due padroni».
A costoro Gesù dice: come mai siete così accorti e tempestivi nel provvedere alle situazioni drammatiche che si presentano sul piano temporale degli affari, degli affetti, della salute, e lo siete così poco di fronte alla cosa assolutamente decisiva che è il regno di Dio, cioè la vostra salvezza eterna?

[Famiglia Cristiana del 12/06/2011]

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