Perché nel Vangelo Gesù critica severamente scribi e farisei che si fanno chiamare “padri e maestri”? Luciano G.
La critica che il Vangelo, in particolare Matteo, rivolge a farisei e scribi, va inquadrata storicamente. Per Matteo il problema non sta nella necessità o meno dell’osservanza della Legge da parte dei cristiani. Anzi, rivolgendosi a ebrei convertiti alla nuova via di Gesù sottolinea l’importanza di continuare a osservare i precetti (Mt 5,17-19).
E nemmeno sta nell’applicazione di qualche singolo precetto, ma in un’interpretazione estrinseca della Legge che, in mano a questi potenti, rischia di essere piegata a strumento di controllo politico e di accreditamento sociale. Il versetto di Mt 23,8-9 richiamato dalla domanda evidenzia bene la reinterpretazione che alla luce di Gesù Cristo, il Messia crocifisso e risorto, un seguace della nuova via deve dare alla Legge: essa è uno strumento per vivere con giustizia e fedeltà nei confronti di Dio, imitando la sua misericordia verso il prossimo (Mt 23,23) e non per dominare gli altri e soddisfare così il proprio narcisismo e la sete di potere.
[Famiglia Cristiana del 01/08/2010]