Si può dire che Gesù è venuto per correggere l’Antico Testamento e l’immagine di Dio data da Legge e profeti? Giampaolo R.
Da sempre l’invio del Figlio – un modo per dire l’incarnazione – era nel piano salvifico di Dio: più volte e in vari modi i testi ispirati nel Nuovo Testamento esprimono questa profonda convinzione, specialmente gli scritti di Paolo (Gal 4,4: «Quando venne la pienezza del tempo Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge»; vedi anche Rm 8,3-4) e la letteratura giovannea (Gv 3,17; 1Gv 4,9-14). E tale evento, al centro della fede cristiana insieme alla morte e risurrezione, era stato preannunciato e promesso nell’Antico Testamento (la “Legge e i profeti”), che pertanto ha trasmesso “correttamente”, sebbene in modo progressivo, rispettando il grado di maturazione dell’uomo (cf. Gal 3,24-25; Concilio Vaticano II, Dei Verbum 15), l’immagine di Dio, la sua rivelazione. In questo senso Gesù non è venuto a “correggere” l’Antico Testamento, ma a realizzare e portare a compimento quanto esso preannunciava (Mt 5,17-18).
[Famiglia Cristiana del 11/07/2010]