Ho varie domande riguardo al Padre nostro, anche confrontando le versioni di Luca e di Matteo; in particolare in Mt 6,12 si dice «rimetti (condona) a noi i nostri debiti». Di quali debiti si parla?
Il vocabolo greco opheilema (“debito”, solo qui nei Vangeli), rimanda a un originale aramaico (ehoba), il cui primo senso è quello di un debito in denaro, ma viene impiegato anche nel vocabolario religioso giudaico per esprimere un debito contratto con una colpa verso Dio o verso il prossimo. L’utilizzo del termine di provenienza semitica “debiti” al posto del più immediatamente comprensibile “peccati” (hamartia, il termine greco scelto da Luca nel passo parallelo, Lc 11,4) ben si colloca nell’ottica del primo evangelista, che più avanti illustra il senso di tale invocazione, completa della seconda parte («come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori»), con la parabola del servo spietato (Mt18,23-35): l’atteggiamento di chiusura di chi – pur avendo ricevuto un condono totale per un debito immenso (cioè il perdono divino di tutti i peccati) – non è disposto a condonare un piccolo debito (il perdono di una colpa di un suo simile) in definitiva gli impedisce di accogliere lo stesso perdono di Dio (cfr. Mt6,14-15: «Se non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe»).