Nel Padre Nostro, quando si dice «dacci oggi il nostro pane quotidiano», che cosa si chiede veramente?
Secondo una tradizione già molto antica noi traduciamo con «quotidiano» una parola, epiousios, che suscita vari interrogativi, non avendo paralleli nel greco antico. Se viene da epi-ousìa, con l’uso del verbo essere, allora il senso è «necessario per l’esistenza» (così la Vulgata, che rende consupersubstantialem); se proviene da epi ten ousan [sottinteso: emeran] allora significa «per il giorno di oggi»; se viene da epiousa [emera] significherebbe «per il giorno successivo». Un’interessante interpretazione fa riferimento all’episodio della manna nel deserto (Es 16,4), quando gli israeliti erano invitati ciascuno a raccoglierne la porzione di un giorno; ciò si accorderebbe con la prima opzione: il pane necessario alla giornata e quindi quotidiano (cfr. il parallelo di Lc 11,3: «ogni giorno»). Va dunque preferito il significato prettamente materiale (cfr. Sal 145[146],7: «Dio è colui che dà il pane agli affamati»), rispetto ad altre interpretazioni, più spirituali (per esempio la parola di Dio, il pane eucaristico, il pane escatologico).