In Marco 8,34 Gesù dice ai discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Come poteva parlare di “prendere la croce” se la sua morte su di essa non era ancora avvenuta?
Nonostante la condanna a morte per crocifissione praticata dai romani fosse ben conosciuta in Palestina, non si può dimostrare che nel giudaismo coevo il “prendere/portare la croce” fosse già un modo di dire per esprimere le sofferenze nella vita o la prontezza ad andare verso la morte. Indubbiamente, quando l’evangelista riporta questa frase, da lui e dai suoi destinatari essa viene ricompresa alla luce della crocifissione di Gesù che era già avvenuta. Che Marco consideri tale espressione fondamentale per indicare la sequela di Gesù da parte del discepolo, lo si deduce anche dalla scena con Simone di Cirene nel racconto della passione (Mc 15,21). Assieme alle altre ingiunzioni (rinnegare sé stessi e seguirlo), con essa Gesù chiede al discepolo la disponibilità a condividere interamente il suo cammino, passando per prove e tribolazioni, fino alla morte (cfr. Mc 8,31).