Qual è la traduzione esatta della parola che l’angelo rivolge a Maria dopo il saluto iniziale, ciò che nell’Ave Maria è reso con «piena di grazia» (Lc 1,28)?
Ciò che in italiano è tradotto con due termini, un aggettivo («piena») e un complemento di specificazione («di grazia»), nel greco originale è un unico termine, ricco di significati teologici, il participio perfetto al passivo (vocativo femminile singolare) del verbo charitóo (“fare grazia”, “gratificare”, “favorire grandemente”). In particolare, il tempo “perfetto” in greco esprime un’azione avvenuta nel passato che però continua ad avere degli effetti nel presente; inoltre il passivo sottintende la persona divina come agente: se si volesse dare espressione a tutte queste sfumature, bisognerebbe allungare troppo la frase: «Ricolmata (nel passato) e ricolma (ora) di grazia (da parte di Dio)»; dovendo abbreviare, si potrebbe optare per «ricolmata di grazia (divina)». Ciò è spiegato anche dal successivo v. 30, dove appare la stessa radice, cháris: «Hai trovato grazia presso Dio».