In che senso si può dire che Paolo di Tarso è un apostolo, dal momento che non ha fatto parte dei Dodici? F. Conti
Nelle sue lettere Paolo rivendica ripetutamente di essere un apostolo (dal greco, “inviato”): in quanto chiamato da Dio (1Cor 1,1; Gal 1,1 e Rm 1,1), a cui come agli altri apostoli è apparso il Signore (1Cor 15,8), e che ha compiuto le opere tipiche dell’apostolo (2Cor 12,12). Invece Luca, autore degli Atti, non gli attribuisce questo titolo (tranne due volte al plurale e in senso generico, At 14,4.14), in quanto egli considera apostoli a tutti gli effetti soltanto i Dodici, testimoni del Gesù terreno (questo è il criterio per il sostituito di Giuda, cfr. At 1,21-22), rappresentanti dell’Israele ideale (costituito dalle dodici tribù). Dai Dodici deve partire la missione verso le genti; una volta che questa è avviata, se vengono a mancare non saranno più sostituiti (cfr. il caso dell’uccisione di Giacomo, At 12,2). Ciò non toglie che Luca consideri Paolo come il più grande missionario, chiamato e inviato da Dio.