Su quale base teologica si può affermare che i vangeli apocrifi siano dei falsi e quelli canonici no?
Il processo di formazione del canone dei libri biblici nella chiesa (avvenuto tra la fine del II e la fine del IV sec.), la lista cioè di quelli che vanno considerati ispirati e normativi, porta ovviamente ad escludere tutta una serie di altri testi, che vengono chiamati “apocrifi” (dal greco, “nascosti”). All’inizio erano chiamati così i vangeli gnostici, poi l’appellativo venne esteso ad altri testi, con il significato di “spurio”, “falso”. Tra i criteri adottati per l’accoglienza nel canone c’era la provenienza apostolica, la retta fede, la concordanza con il resto della S.Scrittura, il loro valore non circostanziato e la ricezione dello scritto da parte di autorità riconosciute. Evidentemente gli apocrifi vennero esclusi in quanto non rientravano in uno o più di questi criteri. Ciò non toglie tuttavia che essi rimangono importanti per conoscere la storia e la cultura cristiane dei primi secoli.