In Matteo 20 troviamo narrata la parabola degli operai chiamati a lavorare nella vigna del Signore. Come mai il padrone paga tutti i suoi operai alla stessa maniera a prescindere da chi aveva lavorato di più e chi aveva lavorato meno? MARCO G.
È comprensibile che si rimanga imbarazzati come succede al nostro lettore dall’evidente “ingiustizia” retributiva compiuta dal padrone; d’altra parte questa prassi del padrone difficilmente sarebbe applicabile al mercato del lavoro o alle leggi dell’economia. Ma tale sconcerto, che è lo stesso degli operai della prima ora, è previsto dal parabolista ed è intenzionale. Ciò che la parabola vuole dire è che nel Regno di Dio tutti quelli che accetteranno di “lavorarvi” non importa da quando hanno cominciato saranno tutti “primi”, riceveranno cioè il massimo in dono: il Regno di Dio in pienezza (a tutti “un denaro” intero e non una sua parte). I primi destinatari di questa verità squisitamente evangelica e scomodante sono coloro che pensano di avere dei meriti particolari, che si sentono migliori di altri, invidiosi se altri ricevono dei doni, no a protestare contro il Donatore semplicemente perché Egli è buono.