Come spiegare il fatto che Pietro, nonostante si dichiari pronto a morire per Gesù, poi lo rinneghi (cfr. Mt 26,31-35.69-75 e paralleli)? Elena
Non c’è da dubitare che Pietro sia legato a Gesù con un’amicizia forte, ed è sincero il suo desiderio di stare dalla sua parte, dovesse costargli anche la vita; allo stesso tempo, però, egli non ha fatto i conti con le proprie paure e fragilità. Entrambe queste componenti emergono nell’episodio del rinnegamento. Quando Gesù viene arrestato, Pietro lo segue da lontano; mentre si scalda al fuoco nel cortile del palazzo del sommo sacerdote viene riconosciuto come uno dei seguaci, ma per tre volte egli nega: nonostante l’affetto sincero, le promesse di fedeltà e l’avvertimento, Pietro rinnega l’amico che in quel momento è abbandonato, rifiutato, condannato. Quella bugia che pronuncia preso dalla paura, «non conosco quell’uomo» (cioè, non sono un suo discepolo), in fondo esprime una verità: Pietro non aveva ancora conosciuto davvero Gesù e la sua misericordia, e non aveva ancora capito che cosa significa essere un vero discepolo.