Desidero un chiarimento sulla frase che Gesù invita i discepoli a dire, dopo aver svolto ciò che era stato chiesto loro, e cioè: «Servi inutili siamo» (Luca 17,10). TERESA MARIA (CATANIA)
La parabola che si conclude con quel detto paradossale – ci riferiamo a quella dello schiavo che fa il proprio dovere fino in fondo senza per questo poter pretendere un trattamento di favore (cfr. Luca 17,7-10) – ci permette di capire che, a ben vedere, l’uomo di fronte a Dio si trova in un rapporto di totale dipendenza, e quindi non può certo avanzare pretese di fronte a Lui. Certo, è evidente che lo schiavo, avendo fatto il proprio dovere, non è stato affatto “inutile” (in greco: “achreios”) per il padrone. Vale invece il contrario! Ma è proprio per questo motivo che alcuni commentatori provano a tradurre questo vocabolo diversamente, cioè con “indegno”, “misero”; o, semplicemente, a parafrasare con un’espressione del tipo “semplicemente servo”. Tuttavia, se si considera che la parabola lucana è indirizzata ai ministri (cioè ai servitori) della comunità, allora si comprende bene che quella frase ad essi richiesta diventa una manifestazione esplicita di obbedienza e di umiltà contro ogni tentazione di vantarsi o, addirittura, di accampare diritti soltanto per aver svolto il servizio che è stato loro ordinato di fare (ed è ciò che esprime la frase successiva: «Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»).