Nel Vangelo di Marco (10,35-52) c’è una richiesta fatta da Giacomo e Giovanni, discepoli di Gesù, di sedere uno alla sua destra e uno alla sua sinistra. Con questa richiesta volevano dimostrare di essere superiori agli altri dieci apostoli? MARCO
Nella richiesta dei due fratelli, entrambi scelti a far parte dei Dodici, emerge quello che si riscontra a tanti livelli della società: il desiderio del potere (che nella Chiesa può essere il fenomeno del “clericalismo”). In quella fase dell’attività pubblica essi hanno già una certa idea del Messia e pensano che Gesù, quale inviato di Dio, stia per assumere il potere, per liberare il popolo oppresso e inaugurare così il suo regno. Ecco allora che – sicuramente spinti da buone intenzioni – si fanno avanti e chiedono a Gesù di poter essere i suoi più stretti collaboratori, braccio destro e braccio sinistro del capo: «Siamo noi le persone giuste che fanno per te», sembrano dire. Ambizione? Ricerca di privilegi? Condivisione di responsabilità? Sta di fatto che vogliono essere loro a scegliere dove sedersi, il ruolo da svolgere nel governo del Regno che si formerà dopo la vittoria. Ma, evidentemente, avevano rimosso ciò che Gesù aveva appena finito di dire riguardo al destino di sofferenza e di morte che lo aspettava a Gerusalemme (Marco 10,32–34). Ci sarebbe solo da scoraggiarsi, e invece Gesù prende lo spunto per dare un insegnamento su cosa vuol dire regnare, cioè servire (10,41–45).