L’evoluzione delle parabole

Leggendo le parabole occorre tener conto che originariamente Gesù si rivolgeva quasi sempre ad un pubblico misto (discepoli, folla, scribi e farisei, ecc.). In seguito esse vennero usate nella catechesi della chiesa nascente (per poi confluire nel vangelo scritto), e furono quindi proposte a dei cristiani, o comunque a credenti in Gesù, subendo quindi un cambiamento di "pubblico" e quindi di prospettiva.

Facciamo un esempio: la parabola del fariseo e del pubblicano (Lc 18,9-14):

Disse poi un'altra parabola per alcuni che erano persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri:

10 "Due uomini salirono al tempio per pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.

11 Il fariseo se ne stava in piedi e pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano.

12 Io digiuno due volte alla settimana e offro la decima parte di quello che possiedo".

13 Il pubblicano invece si fermò a distanza e non osava neppure alzare lo sguardo al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, sii benigno con me, peccatore".

14a Vi dico che questi tornò a casa giustificato, l'altro invece no,

14b perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato".

Al tempo del Gesù storico il fariseo agli occhi degli ascoltatori rappresentava generalmente un modello di vita religiosa da imitare (nella chiesa nascente invece, e sempre più fino ai nostri giorni, è diventato sinonimo di "ipocrita"); il pubblicano (colui che riscuoteva le tasse per conto dei romani-oppressori), era invece considerano un furfante sfruttatore e peccatore incallito.

Quindi con buona approssimazione possiamo individuare quali parti della parabola lucana risalgono al Gesù storico (vv.10-14a), e quali invece rappresentano l’introduzione (v.9: Luca probabilmente ha di fronte a sé una comunità in cui ci sono dei cristiani che si sentono a posto e giudicano peccatori gli altri) e l’interpretazione dovute al redattore (v.14b, l’applicazione alla comunità, che riguarda l’atteggiamento giusto o sbagliato da tenere davanti a Dio, specialmente nella preghiera).

Per capire il senso che la parabola aveva per il Gesù storico occorre prescindere dall’introduzione e interpretazione-applicazione del redattore (vv.9 e 14b) e ricollocarsi nel Sitz im Leben (ambientazione originaria) del Gesù storico: possiamo allora riuscire ad immaginarci quale effetto-sorpresa, se non un vero e proprio scandalo, devono aver suscitato

le parole di Gesù negli ascoltatori: Il peccatore incallito, ma cosciente della sua totale dipendenza dalla grazia, viene dichiarato gradito a Dio, che invece rifiuta la salvezza al fariseo, al "giusto" che si era sforzato con tutte le sue forze di osservare anche in eccedenza i comandi e i precetti divini!

Il messaggio che Gesù voleva comunicare è che non ci si può salvare con le proprie forze o esibendo le buone opere fatte, ma vivendo la dipendenza totale dalla grazia di Dio, cioè nell’atteggiamento giusto che rende onore a Dio che ama poter dare gratuitamente a chi non ha.

BIBLIOGRAFIA: G. Rossé, I Vangeli. Chi li ha scritti, perché, come leggerli, Roma 1994

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