Come è costruita e come funziona
L’autore della parabola mette in scena una vicenda, costruisce un racconto fittizio che però non esclude l’utilizzo di elementi realmente esistenti; l’ambientazione del racconto fittizio risulta pertanto spesso legata ad un contesto sociale e culturale specifico. Ciò è da tenere in considerazione, sempre però in un’ottica di subordinazione rispetto all’intenzione del parabolista, per cui non tutti gli elementi del racconto fittizio andranno ripresi nella parte applicativa della parabola. Questa costruzione consente all’autore di trasferire i suoi ascoltatori in un mondo fittizio. Ma il trasferimento è provvisorio: ad un certo punto gli ascoltatori verranno ritrasferiti dal fittizio al reale, si troveranno faccia a faccia con una realtà ben determinata, che l’autore della parabola aveva in mente sin dall’inizio e in funzione della quale aveva costruito il racconto. Questo doppio passaggio permette all’autore di condurre l’interlocutore verso un giudizio che, nel contesto della vicenda reale, quest’ultimo non avrebbe mai pronunciato per non mettersi contro se stesso: il racconto fittizio induce l’ascoltatore a prendere posizione nettamente, non comprendendo la simmetria con la vicenda di cui è protagonista. La parabola nella sua applicazione è quindi come un’improvvisa doccia fredda, una specie di tranello (mirante però alla salvezza e non alla rovina) che scatta quanto è ormai troppo tardi per tirarsene fuori. Questo artificio ha lo scopo di far allentare quelle resistenze interiori che inevitabilmente scattano appena ci si accorge di essere interpellati o coinvolti in prima persona, quando ci si trova di fronte a qualcosa che implica il mettersi in questione, o quando si sente che riconoscere e ammettere la verità costerebbe qualcosa. Perché la parabola funzioni correttamente occorre pertanto che il racconto fittizio sia saldamente strutturato in modo tale che il giudizio che l’interlocutore è chiamato a pronunciare sia quello pensato dal parabolista e non un altro; inoltre la vicenda fittizia deve trovare il giusto equilibrio tra diversità ed identità con la vicenda reale tale che quella stessa valutazione possa essere applicata alla vicenda reale.
Per sintetizzare:
L’autore della parabola mette in scena una vicenda, costruisce un racconto, così da trasferire i suoi ascoltatori in un mondo fittizio.
Ma il trasferimento è provvisorio: ad un certo punto gli ascoltatori verranno ritrasferiti dal fittizio al reale, si troveranno faccia a faccia con una realtà ben determinata, che l’autore della parabola aveva in mente sin dall’inizio e in funzione della quale aveva costruito il racconto.
Perché questo passaggio?
Risposta: Perché da quel trasferimento nel fittizio si ritorna portando con sé qualcosa.
Ecco un esempio dall’AT: 2Sam 12, 1-7.
L’antefatto di questo episodio è noto ai più: Davide si era reso colpevole non solo di adulterio con Betsabea ma anche dell’omicidio del marito di lei, Uria l’Hittita. A questo punto interviene il profeta Natan con questo racconto, per suscitare la reazione del re Davide.
Cerchiamo di cogliere gli elementi prima definiti teoricamente:
– la vicenda del duplice peccato di Davide è il racconto reale, l’antefatto;
– l’episodio narrato da Natan è il racconto fittizio;
– “Quell’uomo è degno di morte” è il giudizio pronunciato da Davide, già presente nelle intenzioni del profeta Natan.
– “Sei tu quell’uomo” è la frase che scatena l’effetto parabola e che conduce Davide alla comprensione del male compiuto
Il Signore mandò a Davide Natan che, entrato da lui, disse:
"C'erano due uomini in una stessa città, uno ricco e uno povero:
il ricco possedeva greggi e armenti in grande abbondanza;
il povero non aveva che un'agnella, piccolina, che aveva comprato; l'aveva nutrita ed era cresciuta insieme con lui e con i suoi figli; mangiava dal suo piatto, beveva dal suo bicchiere e dormiva sul suo seno: era per lui come una figlia.
Un viandante giunse dall'uomo ricco; questi però non andò a prendere del suo gregge e del suo armento per preparare all'ospite venuto da lui, ma prese l'agnella di quel povero e la preparò per l'uomo venuto da lui".
Davide arse d'ira contro quell'uomo e disse a Natan: "Per la vita del Signore, l'uomo che ha fatto questo è certamente degno di morte!
Pagherà quattro volte l'agnella per aver compiuto un tale misfatto e per non aver avuto compassione".
Natan rispose a Davide: "Sei tu quell'uomo!
Dicevamo che la parabola nella sua applicazione è come un’improvvisa doccia fredda, una specie di tranello (mirante però alla salvezza e non alla rovina) che scatta quanto è ormai troppo tardi per tirarsene fuori. Questo artificio ha lo scopo di far allentare quelle resistenze interiori che inevitabilmente scattano appena ci si accorge di essere interpellati o coinvolti in prima persona, quando ci si trova di fronte a qualcosa che implica il mettersi in questione, o quando si sente che riconoscere e ammettere la verità costerebbe qualcosa.
Perché non si affronta subito la realtà (presentando subito il messaggio)?
Risposta: Perché queste resistenze interiori impedirebbero – nel caso si presentasse subito la realtà – di assumere un atteggiamento imparziale e disinteressato.
Attraverso questo passaggio, dal reale al fittizio, implicante un mascheramento, si mette in condizione l’interlocutore di osservare e giudicare con libertà e imparzialità.